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Immagine del redattoreElisa

L'ulivo nell'Appennino Modenese

Aggiornamento: 20 gen 2018

La rinascita dopo la piccola glaciazione


La coltivazione dell'ulivo era fin dall'antichità praticata in tutta l'area pedecollinare emiliana e fu interrotta dal Seicento a causa dell'avvento della cosiddetta "Piccola Glaciazione", condizione che portò ad un abbassamento della temperatura di 2-3° rispetto all’attuale con ovvie conseguenze climatiche negative per gli ulivi. L'innalzamento delle temperature degli ultimi decenni, nonché la selezione di cultivar più resistenti al freddo sta riportando in appennino la coltura dell'ulivo.


“Un impianto di ulivi per produrre il primo olio made in Sestola”

Ecco quindi che queste nuove condizioni ci hanno spinti a tentare l'impresa di introdurre nuovamente l'ulivo nel nostro territorio. Dopo una lunga ricerca, nel 2012 abbiamo impiantato le prime 30 piante di ulivo delle varietà Nostrale di Rigali (originaria di Gualdo Tadino) e Orbetana (o Marchigiana). Dal 2015 abbiamo invece intrapreso la strada per la piantumazione di cultivar emiliane immettendo una decina di piante della varietà Montericco (originaria di Albinea), prelevate direttamente dalla ceppaia secolare. Nel 2017, infine, abbiamo piantato una trentina di piante delle varietà Monte di Casola (originaria di Canossa), San Valentino (originaria di Castellarano) e Nostrale di Parma, acquistate da un vivaio dedicato al recupero delle antiche cultivar locali. Grazie a questa coltivazione confidiamo in pochissimi anni di poter produrre il primo olio "Made in Sestola".


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